OLI ESSENZIALI NELLA CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI
L’alterazione degli alimenti è, ancora oggi, uno dei problemi principali per il consumatore e per le industrie alimentari, nonostante le continue innovazioni riguardanti le tecniche di conservazione. Ogni anno, in Italia, ben 6 milioni di tonnellate di prodotti agricoli vengono scartati prima di raggiungere il consumatore; tale enorme spreco basterebbe da solo a coprire tre quarti del fabbisogno alimentare nazionale.
Un aspetto importante da non sottovalutare è poi rappresentato dall’acquisizione di forme di resistenza agli agenti antimicrobici più comunemente utilizzati per il prolungamento della vita conservativa. La preoccupazione dei consumatori e delle industrie è rivolta sia verso gli alimenti contenenti conservanti sintetici, sempre più presenti nei nostri mercati, sia verso la riduzione e perdita di efficacia dei comuni conservanti a causa dello sviluppo e diffusione di batteri resistenti. Si comprende quindi come un crescente interesse sia rivolto verso lo studio e la valutazione dell’efficacia di composti nuovi, in particolare di antimicrobici naturali, quali gli oli essenziali estratti da matrici vegetali. Il loro utilizzo nella formulazione di alimenti ha radici antiche ed è comunemente diffuso e accettato dal consumatore, soprattutto per le loro proprietà aromatiche; più recentemente si sta diffondendo la tendenza ad utilizzarli come conservanti alimentari. Infatti, oltre ad impartire all’alimento aromi caratteristici, gli oli essenziali di origine vegetale ne prolungano la conservazione poiché contengono composti antiossidanti e battericidi o batteriostatici, quali composti fenolici, acidi organici, vitamine e carotenoidi. Inoltre molti degli estratti potenzialmente utilizzabili come bioconservanti provengono da specie vegetali comunemente utilizzate nell’alimentazione umana. Tra queste, aglio, cipolla e porro sono state le prime ad essere studiate per le loro proprietà antimicrobiche. Numerosi batteri patogeni di interesse alimentare, come Staphylococcus aureus, Bacillus cereus, Clostridium botulinum e Escherichia coli sono risultati sensibili a questi estratti.
L’attività antimicrobica dimostrata da numerosi studi pone dunque le basi per una molteplicità di applicazioni degli oli essenziali come composti bioattivi naturali, tra cui la conservazione degli alimenti e delle bevande o il mantenimento della loro sicurezza. Inoltre, in relazione alla loro applicazione in formulazioni alimentari, gli estratti vegetali sono considerati come consumer-friendly e possono essere impiegati senza alcuna autorizzazione specifica o modificazione in etichetta, ad eccezione di alcuni estratti che rientrano nelle categorie di additivi e coloranti (es. rosso barbabietola E162 e capsantina da paprika E160c).
La composizione degli alimenti e la loro struttura hanno un effetto importante sull’attività antimicrobica esplicata dagli oli essenziali. Infatti, interazioni con proteine, carboidrati, lipidi e additivi alimentari possono diminuire l’efficacia antimicrobica, per cui a parità di efficacia, si rendono necessarie concentrazioni di olio generalmente di almeno dieci volte superiori rispetto a quelle sufficienti negli studi in vitro. Ad esempio, la reazione tra proteine e carvacrolo, componente importante di oli essenziali di origano e timo, tra i più efficaci dal punto di vista antimicrobico, è un fattore che limita fortemente l’azione antimicrobica .
Inoltre proteine e lipidi proteggono i microrganismi dall’azione degli oli, mentre i carboidrati sembrano avere un effetto protettivo minore. Anche i parametri chimico-fisici degli alimenti influenzano fortemente l’attività degli oli: i batteri, infatti, sono più sensibili agli oli in presenza di pH acidi . A pH bassi inoltre, gli oli essenziali hanno maggiore idrofobicità e dissolvono più facilmente nel doppio strato fosfolipidico della membrana cellulare. La solubilità in acqua o le proprietà idrofiliche degli oli sono fondamentali perché gli oli esplichino attività in fase acquosa, dove avviene lo sviluppo microbico, ma le proprietà lipofiliche sono importanti per le interazioni con la membrana. Ancora, la sensibilità dei microrganismi varia anche in funzione di parametri estrinseci, come la temperatura o la tipologia di confezionamento: a questo proposito, numerosi sono gli studi che riguardano l’inclusione di sostanze antimicrobiche all’interno del materiale adoperato per il confezionamento, con la finalità di limitare lo sviluppo di batteri alteranti.
Per quanto riguarda i patogeni, diversi studi si sono concentrati sull’applicazione di oli essenziali mirata alla loro inattivazione in svariati prodotti alimentari: carne, prodotti ittici, prodotti lattiero-caseari, frutta e vegetali. Chiaramente l’impatto degli oli sulle caratteristiche sensoriali e tecnologiche degli alimenti costituisce un importante fattore che ne limita l’applicabilità. Per questo motivo occorre operare una selezione accurata degli oli sulla base del loro profilo sensoriale e aromatico, in relazione alla tipologia di alimento a cui andrebbero applicati. Prendendo come esempio Listeria monocytogenes, un patogeno in grado di sviluppare in tutte le categorie di alimenti sopra riportate, e facilmente adattabile a condizioni micro-ambientali sfavorevoli, studi interessanti sono stati condotti applicando oli essenziali singolarmente, in combinazione tra loro o in associazione con altri composti antimicrobici come il chitosano, in prodotti carnei o ittici. Matrici complesse contenenti lipidi e un reticolo proteico rendono l’applicazione degli oli alquanto complessa. Inoltre è fondamentale che gli oli applicati non alterino il profilo sensoriale dell’alimento. Per alimenti liquidi meno complessi, le problematiche derivanti dall’addizione di oli essenziali sono più limitate. Ad esempio, ai succhi di frutta è possibile aggiungere oli agrumati o singoli componenti degli oli, come il limonene, sfruttando al meglio il loro naturale effetto antimicrobico senza modificare, o al limite arricchendo, il gusto del prodotto.
In conclusione, l’applicazione degli oli essenziali nella conservazione degli alimenti, risulta di interesse delle aziende alimentari, sia per quanto riguarda la garanzia della sicurezza dei prodotti, sia l’estensione della loro vita conservativa. L’applicazione di tali trattamenti è destinata ad aumentare nel tempo, per via sia della crescente richiesta di alimenti naturali (green label) da parte dei consumatori, che dell’interesse delle aziende nel ridurre l’impiego
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